Sebbene la parola mafia sia stata sempre diffusa in Sicilia e utilizzata con significati polisemici, la sua origine etimologica rimane avvolta nel mistero.
Esistono tante proposte di genealogica semantica, eccone alcune:
Dall'arabo:
1. mu'afak: protezione dei deboli
2. mahyas: millanteria e spacconeria
3. maha: cava (luogo segreto di riunione dei primi mafiosi)
4. màhfil: adunanza
5. ma afir: tribù che aveva dominato Palermo nel periodo saraceno
Dal Toscano:
maffia: miseria e ostentazione vistosa, spocchia
Dal piemontese
mafiun: uomo malfatto, rustico, rozzo, che non parla e non risponde.
Luigi Capuana e Giuseppe Pitré sostenevano che la parola era già in uso a Palermo prima del 1863, con il significato di bellezza e orgoglio.
Nessuna di queste interpretazioni prevale in maniera decisa.
Il termine acquista la sua valenza negativa, anche al di fuori della Sicilia, a partire dal 1863, quando diventa sinonimo di criminalità siciliana. In quell'anno, l'opera teatrale di Giuseppe Rizzotto "I mafiusi di la Vicaria", mette in scena il modo in cui i carcerati del Vicaria di Palermo si organizzano e si comportano. Emergono gli elementi che poi faranno parte dell'organizzazione criminale, come il capo, i "picciotti" e il "pizzo".
Nessun commento:
Posta un commento