lunedì 25 maggio 2020

Il Parlamento siciliano, il più antico in senso moderno


Il Parlamento del Regno di Sicilia, costituita come camera legislativa del Regno nel 1130 da Ruggero II di Sicilia, è il Parlamento più antico al mondo in senso moderno. In realtà esisteva già un’assemblea parlamentare in Islanda, l’Althingi (che significa "tutto quanto" o "assemblea generale"), attiva già dal 930 durante la dominazione vichinga, ma questa aveva solo funzione consultiva. Insomma, non era un’istituzione statale.

 L’organo collegiale siciliano, che allora si chiamava Curiae Generales o Curiae Solemnes, nella sua fase embrionale aveva anch’esso solo funzioni consultive. Ne è un esempio l’assemblea siciliana convocata per la prima volta a Mazara nel 1097 dal Gran Conte Ruggero I di Sicilia. Nei primi anni di attività, il Parlamento siciliano ratificava le deliberazioni di tipo economico e amministrativo del sovrano (come i rapporti di politica estera e l’imposizione fiscale). Nella sua fase più matura, l’assemblea siciliana ebbe poteri normativi, dunque fu il primo Parlamento del mondo ad avere funzione legislativa. 

Il parlamento siciliano era costituito da tre rami. Il ramo feudale era costituito dai nobili; il ramo ecclesiastico era formato da arcivescovi, vescovi, abati e archimandriti (cioè i padri superiori dei monastero tipici del cristianesimo orientale), mentre il ramo demaniale era costituito dai rappresentanti delle 42 città demaniali della Sicilia (cioè che non erano sottoposte ai feudatari e facevano parte del demanio del re, quindi, chiamate anche "città regie, tra le quali Palermo, Messina, Catania, Siracusa e  Girgenti).

 L’assise deteneva l’importantissimo compito d’incoronare i sovrani e le sue funzioni furono rispettata dai Re. Nella storia siciliana ha svolto un ruolo di primaria importanza: ricordiamo che la rivolta anti angioina (prima guerra del Vespro 1282-1302) fu guidata proprio dal Parlamento, al quale dobbiamo sia l’adozione dell’attuale bandiera siciliana, sia l’elezione dei sovrani aragonesi. 

Tappa importante dell’evoluzione storica dell’organo legislativo si ebbe durante la diffusione in tutta Europa delle idee liberali. A Palermo il 19 luglio 1812 il Parlamento siciliano abolì il regime feudale, promulgò la costituzione siciliana del 1812, e riformò gli apparati statali. Il parlamento divenne bicamerale, formato da una Camera dei comuni, composta da rappresentanti del popolo, con carica elettiva, e una Camera dei Pari, costituita da ecclesiastici, militari ed aristocratici con carica vitalizia e di nomina regia. Queste due camere erano convocate dal sovrano almeno una volta l'anno, erano titolari del potere legislativo. Il monarca era titolare del potere esecutivo, deteneva potere di veto sulle leggi del parlamento. Il potere giudiziario era detenuto da giudici indipendenti, ma, in realtà, influenzati dalla corona. Il Parlamento siciliano è protagonista, insomma, della trasformazione dello Stato in senso liberale.

Nel 1816 il Re Francesco di Borbone aggregò il Regno di Sicilia a quello di Napoli, provocando la decadenza giuridica della Costituzione e del Parlamento siciliani.
Durante le rivoluzioni del Quarantotto (periodo noto come “Primavera dei popoli”) il Parlamento siciliano riacquistò la sua centralità. Il 25 marzo del 1848 a Palermo si riuniva l’assemblea legislativa (il "Parlamento generale di Sicilia") nella chiesa di San Domenico, con un governo rivoluzionario: la dinastia borbonica fu dichiarata decaduta e fu proclamata la monarchia costituzionale nota come Regno di Sicilia. Il senso della trasformazione era chiaramente liberale e anti nobiliare. In primo luogo, la corona fu offerta al Duca di Genova Alberto Amedeo di Savoia, figlio di Carlo Alberto di Savoia, che rifiutò, poiché accettare la corona da un Parlamento rivoluzionario (cioè dal basso) avrebbe delegittimato il potere del monarca. Inoltre, il 10 luglio dello stesso anno il parlamento decretò una nuova costituzione, sopprimendo anche la Camera dei Pari, quella che rappresentava gli interessi del clero e della nobiltà. 

La vita del Parlamento del 1848-49 durò solo quindici mesi. Con il "decreto di Gaeta" del 28 febbraio 1849, Ferdinando II di Borbone iniziò a riprendere possesso della Sicilia tramite l’azione militare. Alla notizia che il monarca, dopo aver conquistato diverse città stesse per concedere l’amnistia, l’assemblea si sciolse.

Spiragli di rinascita si affacciarono con la conquista garibaldina, quando il prodittatore della Sicilia, Antonio Mordini, nell’Ottobre del 1860 aveva indetto i collegi elettorali per eleggere i deputati dell’Assemblea dei rappresentanti del popolo. Chiaramente nulla di ciò avvenne, in quanto l’unica cosa cui i cittadini furono chiamati fu la ratifica, tramite plebiscito, all’annessione al Regno d’Italia. 

Nel 1947, dopo la seconda guerra mondiale, grazie anche alle rivendicazioni del Movimento per l’Indipendenza della Sicilia (MIS), nacque l'ARS (Assemblea regionale siciliana), organo legislativo i cui componenti sono definiti “deputati”. Fu la prima assemblea legislativa elettiva regionale riunitasi in Italia dopo la fine della guerra. La prima seduta, infatti, risale al 25 maggio 1947.

mercoledì 10 novembre 2010

Prezzi hotel Catania e Palermo

Prezzi hotel Catania e Palermo

Piazza Duomo-Catania-Sicilia-Italy - Creative Commons by gnuckx

Viaggiare in Sicilia e soggiornare in hotel: conviene??

E' vero che la Sicilia è una terra che non trova paragoni per la varietà dei paesaggi, ma
poter organizzare un viaggio e ottimizzare i costi comporta un certo ragionamento cauto.

Nonostante sia terra del meridione con i suoi problemi e soggetta ai classici luoghi comuni
del tipo "al sud la vita costa mento", non fatevi ingannare!

Se scegliete un hotel al centro città come Catania o Palermo, difficilmente troverete
prezzi al di sotto dei 60 euro per notte per un tre stelle.

Molti turisti preferiscono la soluzione B&b, anche perchè, visto che la cena o il pranzo
vanno comunque consumati, tanto vale non stare infilati dentro le mura di un hotel e magari
andare in qualche trattoria a gustare cibi tipici siciliani.

I prezzi dei B&b sono più convenienti, e negli ultimi anni rappresentano un nuovo modo di
fare turismo tra il "fai da te" e "l'organizzazione di un tour operator".
Molti sono a condizione familiare, ambienti comfortevoli e molto ben organizzati.
Ciò sta a significare che si è molto preparati a ricevere turisti da ogni parte del mondo
in ogni periodo dell'anno.

Teatro Massimo - Palermo Italy - Creative Commons by gnuckx

Un Hotel in centro con pensione completa a Catania o Palermo può davvero comportare una
spesa esosa, ma dipende molto dalle stagioni e dalle festività del luogo.
Se a Catania vi troverete in piano inverno a Febbraio, considerate che potreste spendere
quasi quanto un soggiorno estivo, a causa del fatto che si svolgono le festività in onore
di Sant'Agata. Da un punto di vista folkloristico un hotel al centro di Catania può
risultare strategico per godere della festa, ma siate certi di essere in grado di poter
reggere la stanchezza divuta alla gran confusione della festa.
Nei mesi estivi i prezzi salgono vertiginosamente essendo l'isola, e in particolar modo le
due città, punti strategici dove alloggiare per un tour delle spiagge siciliane.

Ecco qualche regola da seguire:
-Controllate i prezzi dei vari hotel
-fare paragoni
-leggere i commenti, ma non quelli riportati nei siti degli hotel (Ovvio!) ma quelli
contenuti nei siti che parlano di viaggi come tripadvisor, ad esempio
-attenti alle offerte: può capitara di poter trovare, anche su internet, occasioni di
pacchetti dove si risparmia un bel po' di denaro, come ad esmpio quelli colegati ai voli
low cost a Catania e Palermo.
-controllate il posizionamento degli hotel che siano effettivamente al centro di catania o
palermo, molti fanno i furbi dicendo che sono a 100 metri da un museo, quando invece stanno
distante anche chilometri!
-Trovato l'hotel giusto...credo proprio che non vorrete più tornare a casa: molti gestori
sono talmente ospitali che vi accoglieranno come in famiglia!

lunedì 8 novembre 2010

Storia della Sicilia

Giardini Naxos-Messina-Sicilia-Italy - Creative Commons by gnuckx




Circa 3500 anni fa, i Siculi, popolazione d'origine latina, sbarcarono in Sicania, un'isola situata di fronte le coste calabresi. Dopo lunghe battaglie, i suoi abitanti, i Sicani, furono cacciati verso la parte occidentale dell'isola. La sua posizione strategica lungo le rotte commerciali del mediterraneo, determinò solleticò lo spirito di conquista delle più importanti civiltà sia del Mediterraneo che europee.
Fenici, Greci, Romani, Arabi, Normanni, Spagnoli invasero l'isola, si scontrarono in battaglie, fondarono dinastie e istituzioni, coltivarono terre, edificarono templi, teatri, chiese, palazzi e sontuose dimore.


Epoca Greca



La zona orientale della Sicilia fu meta di colonizzazione di diverse popolazioni greche in cerca di nuove terre da colonizzare. La prima colonia greca in Sicilia fu Naxos (oggi Giardini Naxos), fondata dai Calcidesi (o Ionici) provenienti dall'Eubea nel 734 a.C.. Lo stesso popolo fondò a sud la colonia di Lentini nel 729 a.C.. I calcidesi di Naxos si spostarono verso sud lungo la costa orientale e fondarono un insediamento urbano che oggi corrisponde alla città di Catania (729 a.C.). Altri popoli greci sbarcarono in Sicilia: i Corinzi, che fondarono Siracusa nel 733 a.C., e i Megarici che fondarono Megara-Hyblaea. Messina, la più continentale delle città siciliane, fu fondata nel 730 da pirati calcidesi provenienti da Cuma. Tra i Dori, le popolazioni di Rodi e Creta fondarono Gela. Successivamente le popolazioni stabilitesi in Sicilia si mossero verso nuove colonie: i Corinzi di Siracusa fondarono Akrai nel 633 a.C. (corrispondente oggi, pressappoco, a Palazzolo Acreide). I Cretesi di Gela si insediarono ad Agrigento (Akragas) nel 580 a.C., e i Megarici provenienti da Megara Hyblaea fondarono Selinunte nel 627 a.C.. Ciò che oggi rimane di tale Storia è la Valle dei Templi di Agrigento e l'area archeologica di Segesta. 




Epoca Romana

Teatro Romano Italy Catania - Creative Commons by gnuckx

Sempre nell'ambito dell'importanza strategica per i commerci, anche Roma si mosse alla conquista dell'isola. Poco prima della conquista romana, la Sicilia era divisa tra l'influenza cartaginese e greca. Quando dei mercenari campani - chiamati Mamertini in onore del Dio Marte - stanziati a Messina si trovarono in opposizione ai greci di Siracusa, il sostegno fornito da Cartagine si trasformò in una sorta di protettorato. I Mamertini, mal sopportando l'oppressione cartaginese, chiamarono in aiuto Roma, che non poteva non prendere a pretesto questa occasione per eliminare dalla concorrenza commerciale la vecchia alleata fenicia. Fu così che iniziò la stagione delle guerre puniche, durante le quali la Sicilia divenne una provincia romana (III sec a.C.). L'interesse che mosse i romani fu prevalentemente agricolo, e ciò significò sfruttarne le risorse della terra. Sorsero piccoli villaggi, fattorie, ville che costituiscono il nucleo originario di ciò che sarà in tempi più recenti il Latifondo. La Sicilia così divenne "Granaio" di Roma. 


 Epoca Bizantina



Nel 535 i Bizantini conquistano la Sicilia con una spedizione inviata dall'imperatore d'Oriente Giustiniano e condotta dal suo generale Belisario. Nel 660, sotto la minaccia dell'espansione musulmana, Costanzo decise di trasferire la capitale dell'Impero da Costantinopoli a Siracusa. Ciò diede nuovo lustro alla città di Siracusa, ma non portò alcun tipo di vantaggio per l'isola. Anzi grossi oneri finanziari ed una pesante ed ingiusta tirannide portarono all'assassinio dell'imperatore nel 668. L'anno dopo la capitale ritornò a Costantinopoli per volere del figlio di Costanzo. Dell'epoca bizantina ricordiamo l'arte sacra, che rappresentava Dio attraverso una nuova forma di pittura, le cosiddette "icone": sfondi dorati, senza tridimensionalità, con al centro volti con espressioni fisse ad indicare la solennità e l'eternità del soggetto rappresentato. Massime rappresentazioni di tali forme artistiche bizantine sono i mosaici delle Cattedrali di Cefalù, Palermo e Monreale.



Epoca araba



Tra il IX e il X secolo si completò la conquista araba della Sicilia, e la capitale del nuovo regno fu Palermo, che tutt'oggi vanta l'aspetto urbano più arabo dell'isola. La nuova capitale conobbe un periodo più che fiorente, infatti fu dotata di giardini, moschee e palazzi. L'influenza araba portò nuova linfa vitale allo sfruttamento della terra, grazie all'inserimento di nuovi sistemi d'irrigazione e nuove colture come la canna da zucchero, il melone e gli agrumi.

 Epoca Normanna

 Nel 1072 Palermo fu occupata e fatta capitale del nuovo regno Normanno. La capitale fu centro di un rinnovamento grazie alla costruzione di chiese e palazzi, ma il caso più famoso è quello di Palazzo d'Orleans, originariamente un palazzo in stile arabo modificato secondo l'architettura normanna. Oggi esso è sede del Parlamento della Regione Siciliana. La chiesa di Monreale è interamente normanna e fu costruita nel XII secolo. Oggi rimangono alte testimonianze storiche di questa dominazione grazie ai castelli normanni di Adrano, Paterno e Acicastello, costruito su una roccia emersa dalle acque durante la nascita dell'Etna.


 La Sicilia sotto Federico II di Svevia

Il periodo più florido per la Sicilia fu quando assunse il potere Federico II Hohenstaufen. Nipote di Federico Barbarossa, governò la Sicilia dal 1198 al 1250. Cresciuto a Palermo in un ambiente culturale molto stimolante grazie alla convivenza di razze e culture diverse, Federico fu colto protettore delle arti. Durante il suo regno la Sicilia ebbe una splendida fioritura culturale associata ad una rinnovazione dell'amministrazione e ad una rinascita del commercio e delle attività manifatturiere. La sua corte a Palermo divenne un centro letterario a livello europeo, un punto di incontro della cultura araba, bizantina, ebraica e latina. Tollerante e rispettoso, ebbe nei confronti dell'Islam un atteggiamento molto aperto, riunendo alla sua corte i migliori studiosi provenienti da tutte le coste del mediterraneo.


I Vespri Siciliani e la contesa angioina-aragonese

 Il Regno di Sicilia, dopo la morte di Federico II, passa nelle mani di Carlo I d'Angiò, il cui mal governo generò un forte malcontento tra i siciliani a causa di una opprimente politica fiscale. Inoltre gli Angioini si mostrarono insensibili verso il popolo a causa delle continue usurpazioni, soprusi e violenze. La rivolta dei Vespri fu causata da un evento particolare: all'ora della preghiera serale del Vespro del 30 Marzo 1282, nella chiesa dello Spirito Santo a Palermo, un soldato francese aveva tentato di perquisire una donna sotto le vesti con il pretesto di scovare delle armi. La reazione del marito diede inizio alla grande rivolta che si propagò immediatamente in tutta l'isola. I palermitani iniziarono la "caccia ai francesi" che durò per tutta la notte seguente. Palermo si dichiarò subito indipendente e la rivolta si estese in tutto il resto dell'isola. Carlo I d'Angiò decise di intervenire militarmente ponendo sotto assedio la città di Messina. I siciliani organizzarono la difesa riuscendo a respingere con successo l'esercito francese. I nobili siciliani decisero di chiedere aiuto a Pietro d'Aragona, offrendogli la corona di Sicilia. Il re spagnolo, sensibile a tale richiesta, mandò una flotta comandata da Ruggero di Lauria. Gli eventi del Vespro così si trasformarono in un conflitto per il controllo dell'isola tra angioini e aragonesi. Il 26 settembre 1282 Carlo I d'Angiò venne sconfitto e ritornò a Napoli, lasciando la Sicilia nelle mani degli aragonesi. Il 31 agosto 1302 nel castello di Caltabellotta venne firmata la pace fra Carlo di Valois, rappresentante di Carlo II d'Angiò e Federico III d'Aragona. Nel 1347, nel Castello Ursino di Catania, fu firmato un'ulteriore accordo tra angioini e aragonesi, chiudendo così la seconda fase dei Vespri. Ma solo con il trattato di Avignone si poté considerare definitivamente conclusa la questione del Vespro: il 20 agosto 1372 Giovanna d'Angiò e Federico IV d'Aragona firmarono il trattato di pace dopo ben novant'anni da quel famoso lunedì di Pasqua.



 






La Sicilia Borbonica

Le vicissitudini storiche durante il regno borbonico avranno importanti ripercussioni sulla storia della Sicilia fino ai giorni nostri. Re Ferdinando di Borbone promulgò, sotto pressione dell'aristocrazia autonomista siciliana, una Costituzione (1812). Ma dopo il congresso di Vienna e la conseguente restaurazione post-napoleonica, la Sicilia fu unita a Napoli, costituendo il Regno delle due Sicilie, che comportò sa soppressione del Parlamento siciliano da parte di re Ferdinando (1816). Nel 1848 scoppiò la Rivoluzione e gli indipendentisti costituirono un Parlamento autonomo dal Regno delle Due Sicilie. Nonostante questi duri scontri, la Sicilia conobbe un elevato sviluppo economico ed industriale, diventando una delle regioni più ricche d'Italia. Secondo quanto riferiva "l’Exposition Universaille de la science" di Parigi, a metà dell'800 la Sicilia era una delle più imponenti potenze economiche in Europa. Lo stesso incremento demografico era sintomo del benessere siciliano sotto i Borboni: la popolazione agli inizi dell'800 era aumentata del 50%. I Borboni fecero costruire la linea ferroviaria Messina-Catania, una delle prima in Italia.

La Sicilia e l'Unità d'Italia

Lo "Sbarco dei Mille" a Marsala l'11 maggio 1860 segnò una svolta epocale. Nel 1861 avvenne l'annessione della Sicilia al Regno d'Italia con la cacciata dei Borboni da parte di Garibaldi. L'annessione al Regno di Sardegna, produsse un rapido declino dell'economia. Il servizio di leva obbligatorio, la tassa sul grano macinato, sul pane e sulla pasta (il cibo dei poveri) produssero un aggravamento delle precari condizioni economiche della popolazione. Diverse fabbriche furono chiuse o penalizzate per consentire il decollo economico delle regioni del lombardo-veneto. Il governo sabaudo incamerò il tesoro del Banco di Sicilia e del Banco di Napoli e sfruttò queste risorse per concedere crediti alla industrie manifatturiere del nord Italia. Strade e ferrovie vennero abbandonate.


 La seconda guerra mondiale in Sicilia

Dopo più di vent'anni di governo fascista - il quale aveva anche provocato la "fuga" dei mafiosi verso gli Usa grazie all'opera del prefetto di ferro Cesare Mori - La Sicilia divenne teatro di un'operazione militare che sicuramente ha determinato gli esiti futuri della guerra. Quando alla Conferenza di Casablanca Churchill proponeva di colpire "il ventre molle dell'Asse", i leader degli Alleati decisero di insediarsi nel punto militarmente più strategico, luogo anche di un'adesione al fascismo mal tollerata. Con il sostegno di Cosa Nostra - annoveriamo la collaborazione con Lucky Luciano, detto Lucianeddu - bramosa di riprendere il controllo dell'isola, prese avvio l'operazione "Husky”, conosciuta come "Lo sbarco in Sicilia". Gli Alleati sbarcarono a Gela il 10 luglio 1943 con l'intento di occupare tutta l'isola. Dopo la conquista dell'isola, terminata con la battaglia di Vaccarizzo a Catania, l'armistizio di Cassibile (a Siracusa) determinò l'uscita dell'Italia dalla guerra. L'isola divenne luogo di frenetica riorganizzazione (circa 70 boss mafiosi erano sindaci di molte città siciliane), emersero le istanze degli indipendentisti che sposavano la causa americana, con la prospettiva dell'annessione agli Usa. Gli alleati britannici, però, si opposero. La Sicilia, dunque, rimase territorio italiano con uno Statuto speciale, il quale conferisce autonomia legislativa su materie non concorrenti con lo Stato.

martedì 5 ottobre 2010

Aeroporti siciliani

Aeroporti siciliani

Sicuramente l'aereo è il mezzo più comodo per quanti vengono in vacanza in Sicilia.
L'isola è molto grande, difficile da raggiungere da altre parti d'Italia con altri mezzi.
Conviene sempre scegliere la propria meta di arrivo tenendo conto sia del budget,
 i costi delle varie compagnie aree, e la posizione geografica dell'aeroporto.

L'aeroporto Fontanarossa è servito da numerosissime compagnie aeree, anche low-cost.
La sua posizione geografica lo rende l'ideale per quanti intendano raggiungere poi la zona
di Siracusa, Taormina, Messina. Per maggiori informazioni su Fontanarossa è possibile
consultare direttamente il sito internet dell'aeroporto.


                                                    Aeroporto di Catania



Foto di  gnuckx   

Il più importante aeroporto siciliano è il Vincenzo Bellini di Catania vicinissimo alla
città.
E' il primo del Mezzogiorno e tra i primi cinque posti a livello nazionale per traffico passeggeri.
E' il collegamento più comodo per chi vuole raggiungere la costa est ove si trovano mete
predilette quali Taormina e Siracusa o la costa sud con Ragusa e Gela o il centro
dell'isola (piazza Armerina). Le autolinee Etna Trasporti effettuano collegamenti tra
Catania e Gela, Licata, Piazza Armerina, Ragusa, Taormina e Valguarnera.



Foto di  gnuckx   



Il traffico è in continua espansione, con numerosi voli di linea e charter favoriti dalla
posizione geografica, dalle condizioni climatiche e dai collegamenti stradali e marittimi.
L'aeroporto sopporta un notevolissimo traffico nazionale ma anche diversi collegamenti
europei ed extraeuropei come Capo Verde, Dubai e Tel Aviv. L'aerostazione è, inoltre, base
logistica della compagnia aerea catanese Wind Jet.

Negli ultimi anni è stata ampliata l'area di sosta per i velivoli e realizzata una nuova
via di rullaggio che collega il piazzale di sosta aeromobili con la testata pista 08.
La SAC, la società di gestione dell'aeroporto di Catania, intende proseguire lo sviluppo
dello scalo attraverso diversi nuovi interventi: per il piano di sviluppo 2007-2013 è in
programma la costruzione di una nuova via di rullaggio, la ristrutturazione del vecchio
terminal o la costruzione di un nuovo modulo che lo sostituisca, la realizzazione di un
grande parcheggio multipiano, la realizzazione di una seconda pista.



Foto di  gnuckx  



Breve Storia

L'aerostazione divenne efficiente nel 1924 e dedicata all'illustre meteorologo Filippo Eredia.
Alle fine degli anni '40 il governo stanziò diversi fondi per la costruzione di
un'aerostazione più grande, che venne quindi realizzata ed inaugurata dal ministro Mario
Scelba nel 1950.
Negli anni sessanta si ebbe un notevole incremento dei viaggiatori, che già nel 1966
superarono quota 260.000. Questo rese l'infrastruttura nuovamente inadeguata e la pista si
rivelò troppo corta per aerei sempre più grandi e veloci.

Negli anni settanta, con un traffico passeggeri in continuo aumento (500.000 in media) si
progettò una nuova aerostazione unitamente alla torre di controllo, scalo merci, caserma
dei vigili del fuoco e un allungamento della pista.
La nuova aerostazione, inaugurata il 5 agosto 1981 per una capacità di 800.000 passeggeri
annui, risultò ben presto inadeguato ai nuovi sorprendenti tassi di crescita del traffico.



Foto di  gnuckx   

Dopo il 2000 si è provveduto alla realizzazione di un nuovo terminal.
Simbolo d'avanguardia e modernità, la nuova aerostazione è stata inaugurata
il 5 maggio 2007 intitolata a Vincenzo Bellini La sua superficie è di 44.460 m² (di cui
oltre 20.000 a disposizione del pubblico), impostato su due livelli (arrivi e partenze),
dotato di sei pontili d'imbarco (loading bridges), venti "gate" d'imbarco. Tale struttura
può assorbire un traffico annuo di circa 6.500.000 passeggeri.


Foto di  gnuckx 




Il futuro

La nuova aerostazione fa parte di un progetto che si completerà intorno al 2016 con il
raggiungimento di tre terminal, la costruzione di una seconda pista, il collegamento con la
metropolitana di Catania, la costruzione di parcheggi multipiano e nuove aree commerciali.
La capacità annuale di traffico passeggeri supererà i 20.000.000 di passeggeri annuali.


Altri aeroporti siciliani

A Palermo, l'Aeroporto di Punta Raisi intitolato a Falcone e Borsellino dista 30 Km dalla
città alla quale è collegato tramite un servizio autobus che porta fino in piazza
Politeama. In auto, da Palermo si inbocca viale della Regione Siciliana per poi immettersi
direttamente sull'autostrada che porta a Punta Raisi.

Gli altri aeroporti siciliani sono quello di Trapani, che non effettua regolari e frequenti
collegamenti e quelli di Pantelleria e Lampedusa. Durante il periodo estivo esistono
collegamenti diretti con alcune delle principali città italiane.


A Trapani è operativo il piccolo aeroporto "Vincenzo Florio".L'aeroporto di Trapani, negli
ultimi anni ha avuto un buon afflusso di passeggeri anche in virtù degli accordi con
diverse compagnie aeree low-cost, prima fra tutte la Ryanair che ha attivato numerose rotte
internazionali su questo scalo. Trapani Birgi dista circa 15 Km dalla città. Oltre a
Ryanair è servito da diverse altre compagnie aeree quali Meridiana o Levrierofly. I voli
collegano con più di 20 scali nazionali e internazionali.


Compagnie low cost

In virtù di quanto già detto, gli aeroporti siciliani sono stati e saranno terreno di
sperimentazione di nuove compagnie low cost. E' proprio la necessità di un ottimale
raggiungimento dell'isola che ciò è stato possibile. Immaginate di raggiungere Catania o
Palermo con le ferrovie, autobus o auto. Ciò, non solo è difficoltoso a livello tecnico e
fisico per la lunghezza del viaggio, ma anche dispendioso. Oggi è facile trovare offerte
che, se prenotate per tempo, permettono di raggiungere le pricipali mete con prezzi
bassissimi.
Tra le compagnie che si sono fatte notare dobbiamo annoverare la Windjet, nata dome low
cost, oggi si pone fra le prime compagnie nazionali, specialmente dopo la fusione e
l'acquisto di Meridiana.
Abbiamo anche Ryanair, Blu-express e altre i fase di crescita.http://www.flickr.com/photos/gnuckx/3492347694/

giovedì 30 settembre 2010

IL MONASTERO DEI BENEDETTINI



La Storia del  Monastero

I monaci Benedettini ottennero il permesso di costruire la nuova sede del monastero nella città di Catania. I lavori iniziarono nel 1558 alla presenza del viceré di Sicilia Juan de la Cerda. 

Durante il Seicento il Monastero dovette fronteggiare due terribili calamità naturali.

L'8 marzo 1669, in seguito ad una devastante eruzione dell'Etna, la lava distrusse il centro di Catania e danneggiò la cinta muraria cinquecentesca. La Chiesa adiacente fu distrutta ma il complesso benedettino si salvò. L'aspetto dei terreni attorno al Monastero si trasforma in un terribile territorio lunare. 

Nel 1687 fu avviata, su progetto dell'architetto romano Giovan Battista Contini, la costruzione della chiesa di San Nicolò ma la notte tra il 10 e l'11 gennaio 1693 un'altra calamità spense ogni entusiasmo: un terribile terremoto distrusse quasi interamente Catania. Il cataclisma più devastante per la Sicilia orientale, che rase al suolo l'intera Val di Noto, raggiunse una magnitudo di 7,7 della scala Richter. Il Monastero dei Benedettini fu distrutto e la stragrande maggioranza dei monaci ne rimase uccisa. Del Monastero cinquecentesco rimase intatto il piano interrato e una sezione del piano primo.

Nel 1702 si avviò il progetto di ricostruzione sotto Antonino Amato, che aggiunse un secondo chiostro accanto al più antico. Il Monastero fu ingrandito e divenne uno dei conventi più grandi d’Europa, secondo solo a quello di Mafra in Portogallo.

La struttura

Si possono ammirare i prospetti orientale e meridionale, opera di Antonio Amato, con splendidi intagli barocchi; lo scalone d'onore d'impronta neoclassica; il primo chiostro, con al centro un chioschetto di gusto neogotico; e ancora il secondo chiostro, la sala circolare dell'antirefettorio.


La Biblioteca Ursino-Recupero

Un’ala del monastero è occupata dagli ambienti delle Biblioteche riunite Civica e Ursino Recupero: dall'unione della biblioteca Civica e di quella personale del Barone Antonio Ursino Recupero, nasce la splendida raccolta tenuta all'interno dei locali dell'ex Monastero dei Benedettini di Catania.

Oggi la biblioteca conserva altre 200.000 volumi, tra cui si annoverano le pergamene medioevali dei monaci benedettini ed una rarissima Bibbia del XIV Sec. Uno dei locali culturalmente più ricco è la Sala Vaccarini, dove la collezione libraria dei Benedettini è organizzata ancora nella sistemazione originaria.





L'Università e la vita culturale

Il Monastero fu la sede dei Benedettini fino al 1866, poi venne ceduto al demanio comunale e solo nel 1977 fu ufficialmente proclamata sede della facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università degli Studi di Catania. Le vecchie celle dei monaci sono state restaurate ed adibite ad aule per le lezioni degli studenti. Nei locali dell’ex Monastero dei Benedettini si svolgono ogni anno mostre, concerti e decine di manifestazioni culturali.

Si organizzano incontri di astronomia: gli astrofisici etnei della cooperativa Aster hanno guidato i catanesi alla conoscenza dei corpi celesti dalle terrazze del Monastero in occasione della manifestazione "MonaStelle", promosso dall'associazione Officine Culturali e dalla facoltà' di Lettere e Filosofia.

Assieme al centro storico di Catania, fa parte del patrimonio dell'UNESCO.


Testimonianze di viaggiatori illustri

Lo scienziato Patrick Brydone, in visita a Catania, così scrive a proposito del complesso monumentale dei Benedettini, in una rielaborazione degli appunti del viaggio compiuto in Sicilia tra il 15 maggio e il 29 luglio 1770: 

"Entrato nel grande cancello la mia sorpresa si accrebbe ancora: avevo dinanzi una facciata quasi uguale a quella di Versailles, un nobile scalone di marmo bianco e una magnifica cornice propria di una residenza regale. Non avevo mai sentito dire che i re di Sicilia avessero un palazzo a Catania e d'altronde non potevo spiegarmi altrimenti ciò che vedevo. Mi affrettai a tornare a casa per comunicare la mia scoperta agli amici e li trovai in compagnia del canonico Recupero che era venuto da noi apposta per condurci laggiù e godersi la nostra sorpresa ed il nostro stupore. Ci disse poi che il palazzo non era altro che un convento di grassi monaci benedettini, che volevano assicurarsi a tutti i costi un paradiso almeno in questo mondo, se non nell'altro".

Charles Didier, scrittore, poeta e viaggiatore francese di origini svizzere, nel 1829 rimase profondamente colpito dal monastero: 

"L’appartamento dei religiosi è da uomini di mondo. Il monaco mi ricevette in una camera elegante, quasi ricercata; grandi tende di mussola gialle e bianche vi creavano un’atmosfera veramente galante".

martedì 1 giugno 2010

La festa di Sant'Agata

La Santa Patrona di Catania, "a Santuzza", ha una storia millenaria e una notorietà come non molte.
La festa, infatti, è una delle più famose al mondo, addirittura con seguaci vai internet dall'altra parte del globo. L'esempio che dimostra ciò sta nella numerosa presenza di turisti stranieri provenienti da ogni parte del mondo: Giapponesi, tedeschi, inglese e tanti altri.

La storia
Agata, il cui nome indica chi è buona e nobile di spirito, nacque a Catania intorno al 230 dc, durante il proconsolato di Quinziano. La giovane Agata godeva del titolo di diaconessa, il che implicava mansione importanti all'interno della comunità cristiana: istruzione attraverso al catechesi, e preparazione ai tre importanti sacramenti, quali il battesimo, comunione e la cresima.

Nel 250 Quinziano scesa a Catania per rendere efficace l'editto dell'imperatore Decio, il quale imponeva l'abiura della fede cristiana. Essendo Agata in vista all'interno della comunità, e anche una giovane donna di buona famiglia con un'ottima dote, si può facilmente dedurre l'escamotage della sua condanna. Leggenda comune rimane comunque l'invaghimento di Quinziano nei confronti di Agata. Naturalmente la giovane catanese dal carattere tenace si rifiutò sia di abiurare la sua fede, sia di cedere alle tentazioni libidinose del proconsole. Questi, allora, decise di affidarla in custodia ad Afrodisia e alle sue figlie, con la motivazione apparente di essere rieducata, ma il vero motivo stava nel tentare di condurre Agata in corruzione, cioè nel trascinarla nelle tentazione orgiastiche che andavano di moda nella catania dell'epoca.

Visti che i tentativi furono vani, il proconsole decise di processarla e condannarla.

Il carcere la vide succube di atrocità disgustose, dal taglio delle mammelle con delle tenaglie alla fustigazione.

Agata morì la notte del 5 febbraio 251 nella sua cella.


Simbolo di purezza e nobiltà d'animo, di fede cattolica esempio per la Catania che combatteva per la difesa della sua fede, il coraggio della giovane Agata è ricordato con enfasi sempre accesa nelle parole dei cittadini durante la lunga processione.

Il coraggio di Agata è espressione di fierezza e orgoglio per una Catania che spesso ha dovuto fare i conti con il coraggio di guardarsi allo specchio durante la sua lunga storia.

Le reliquie ritornarono in Città dopo molto tempo, il 17 agosto 1126.

Le reliquiesono conservate all'interno del busto d'argento che gira in processione per la Città: crannio, torace e organi interni. Arti e mammelle sono all'interno di uno scrigno d'argento.


I Miracoli
Possiamo affermare che la devozione alla santuzza è cresciuta nel tempo per via dei numerosi miracoli che gli sono stati attribuiti.

Il primo di questi è a dir poco stupefacente: nel 252 Catania venne distrutta nelle sue periferie da una temibile colata lavica, e i cittadini, per fermarla, presero dalla cattedrale il velo a lei appartenuto (quel velo che indossava durante il processo, caratteristico delle diaconesse dell'epoca) e lo posero contro la lava. L'eruzione cominciò il 1 febbraio e si arrestò il 5 febbraio! Così vuole la leggenda...


Altri miracoli si susseguirono, tra i quali l'interruzione di una lunga serie di scosse sismiche nel 1169 (il 4 febbraio!!!!) che provocarono il crollo della cattedrale e la morte di molti cittadini, il Vescovo Aiello e molti monaci radunati inprocessione. Quando i cittadini portarono il Velo in processione, la lunga serie di scosse si arrestò...

venerdì 12 giugno 2009

La Cattedrale di Sant'Agata


Foto di Salvatore Ortisi




Dedicata alla santa patrona Sant'Agata, la prima edificazione risale al periodo 1078-1093 e venne costruita sulle rovine delle Terme Achilliane di epoca romana, grazie all'iniziativa del conte Ruggero e dell'arcivescovo Angerio.

Le antiche Terme testimoniano la ricchezza d'acqua della città di catania: l'attuale via della shopping catanese, la Via Etnea, un tempo era il letto di un antico fiume, oggi fluente nel sottosuolo e conosciuto come Amenano.
I Romani avevano edificato un acquedotto che convogliava le acque provenienti da Santa Maria di Licodia, un centro abitato etneo.
Le terme Achilliane, risalenti al III secolo d. C., furono edificate da Lusio Labieno, governatore di Sicilia dell'epoca.

Ma già sin dagli albori della sua vita si delinea il suo futuro triste destino, fatto di castrofi e distruzioni che la porteranno ad uno sconvolgimento del suo assetto architettonico. Nel 1169 un terremoto la demolì quasi completamente, risparmiando solo la parte absidale. Qualche decennio dopo, precisamente nel 1194, fu invece colpita da un incendio. Ma si iniziano ad avvicinarsi la vera catastrofe in conseguenza della quale ne verrà ridisegnata l'intera fisionomia: nel 1693 il terremoto che colpì la Val di Noto la distrusse quasi tutta. Si pose subito il problema della sua ricostruzione, iniziata nel 1709 da Girolamo Palazzotto, conclusasi nel 1711. Tra il 1730 e il 1761 l'architetto palermitano Gian Battista Vaccarini disegnò la facciata in stile barocco siciliano.

Dello stile normanno, quasi completamente distrutto, rimangono il corpo dell'alto transetto, due torrioni mozzi e tre absidi semicircolari fatte di pietra lavica. Lo stile svevo è nelle basi di alcune colonne visibili dopo gli scavi nel pavimento e nelle torri dell'ingresso, la parte barocca, consiste nelle tre navate di Girolamo Palazzotto e nella facciata di G. B. Vaccarini.


Ai lati della porta centrale sono visibili le statue in marmo di San Pietro e San Paolo.
La cupola (costruita nel 1802) è arricchita di colonne e finestre atte al passaggio della luce, rendendo l'interno della chiesa luminoso e spettacolare.

Il campanile risale al 1387 e la torre a base quadrata nel 1662 venne innalzata per l'inserimento di un orologio, raggiungendo circa 90 metri d'altezza. L'11 gennaio del 1693 una forte scossa di terremoto la fece crollare travolgendo sotto le sue macerie 7.000 fedeli che al momento stavano pregando.
La campana è la terza più grande d'Italia, dopo la campana della basilica di San Pietro in Roma e quella del duomo di Milano. L'accesso al sagrato avviene attraverso una magnifica e maestosa scalinata costruita marmo che finisce in una cancellata in ferro battuto.

All'interno padroneggiano opere d'arte di inestimabile valore e tracce della storia di Catania.
Le tre navate mostrano uno spettacolo unico grazie alla presenza di un affresco del Battesimo di Gesù Cristo, una tela di santa Febronia del Borremans e la tomba del musicista catanese Vincenzo Bellini.

Inesauribile luogo d'arte, la cattedrale ospita capolavori spesso purtroppo soggetti all'indifferenza di chi vive la propria città come qualcosa di scontato: la tela di san Carlo Borromeo, il quadro raffigurante sant'Antonio di Padova, una Sacra Famiglia con san Giovanni (opera del pittore catanese Abbadessa) e un'immagine di santa Rosalia.

Da non dimenticare, sia per rispetto che per spirito storico, il monumento funebre del vescovo di Catania Orlando, morto nel 1839.

Ma ciò che rende solenne e famosa al mondo la cattedrale etnea è la Cappella di Sant'Agata, circondata da una cancellata in ferro battuto.
A sinistra c'è "a cammaredda", una porta dorata che dà accesso alla camera sotterranea ove vengono custoditi il busto reliquiario e lo scrigno con le reliquie della Santuzza. Chi volesse avere una precisa immagine della sofferenza patita dalla santuzza, basta che volga lo sguardo verso la magnifica tela del 1605 rappresentante il martirio di sant'Agata.

Affreschi a tema con la Santa Patrona non mancano: nella stessa cappella un affresco che raffigura santa Lucia che prega Sant'Agata per la guarigione della madre malata, il monumento funebre del viceré Ferdinando Acugna un tempo fervente devoto della Santa. Sull'altare della cappella vi è un bassorilievo con sant'Agata incoronata da Dio.

Illustri personaggi che hanno lasciato il segno nella città trovano posto per un solenne ricordo. Stiamo parlando dei monumenti funebri della dinastia aragonese di Federico III di Trinacria, Giovanni, Ludovico e Costanza. Ma l'eccellente uomo che onorò Catania fu Vincenzo Bellini (1801-1835), grande musicista scomparso in giovane età di cui è oggi possibile ammirare la sua tomba all'interno della struttura.






UFO sorvola l'etna in eruzione