Foto di Allie Caulfield
La Storia del Monastero
I monaci Benedettini ottennero il permesso di costruire la nuova sede del monastero nella città di Catania. I lavori iniziarono nel 1558 alla presenza del viceré di Sicilia Juan de la Cerda.
Durante il Seicento il Monastero dovette fronteggiare due terribili calamità naturali.
L'8 marzo 1669, in seguito ad una devastante eruzione dell'Etna, la lava distrusse il centro di Catania e danneggiò la cinta muraria cinquecentesca. La Chiesa adiacente fu distrutta ma il complesso benedettino si salvò. L'aspetto dei terreni attorno al Monastero si trasforma in un terribile territorio lunare.
Nel 1687 fu avviata, su progetto dell'architetto romano Giovan Battista Contini, la costruzione della chiesa di San Nicolò ma la notte tra il 10 e l'11 gennaio 1693 un'altra calamità spense ogni entusiasmo: un terribile terremoto distrusse quasi interamente Catania. Il cataclisma più devastante per la Sicilia orientale, che rase al suolo l'intera Val di Noto, raggiunse una magnitudo di 7,7 della scala Richter. Il Monastero dei Benedettini fu distrutto e la stragrande maggioranza dei monaci ne rimase uccisa. Del Monastero cinquecentesco rimase intatto il piano interrato e una sezione del piano primo.
Nel 1702 si avviò il progetto di ricostruzione sotto Antonino Amato, che aggiunse un secondo chiostro accanto al più antico. Il Monastero fu ingrandito e divenne uno dei conventi più grandi d’Europa, secondo solo a quello di Mafra in Portogallo.
La struttura
Si possono ammirare i prospetti orientale e meridionale, opera di Antonio Amato, con splendidi intagli barocchi; lo scalone d'onore d'impronta neoclassica; il primo chiostro, con al centro un chioschetto di gusto neogotico; e ancora il secondo chiostro, la sala circolare dell'antirefettorio.
La Biblioteca Ursino-Recupero
Un’ala del monastero è occupata dagli ambienti delle Biblioteche riunite Civica e Ursino Recupero: dall'unione della biblioteca Civica e di quella personale del Barone Antonio Ursino Recupero, nasce la splendida raccolta tenuta all'interno dei locali dell'ex Monastero dei Benedettini di Catania.
Oggi la biblioteca conserva altre 200.000 volumi, tra cui si annoverano le pergamene medioevali dei monaci benedettini ed una rarissima Bibbia del XIV Sec. Uno dei locali culturalmente più ricco è la Sala Vaccarini, dove la collezione libraria dei Benedettini è organizzata ancora nella sistemazione originaria.
L'Università e la vita culturale
Il Monastero fu la sede dei Benedettini fino al 1866, poi venne ceduto al demanio comunale e solo nel 1977 fu ufficialmente proclamata sede della facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università degli Studi di Catania. Le vecchie celle dei monaci sono state restaurate ed adibite ad aule per le lezioni degli studenti. Nei locali dell’ex Monastero dei Benedettini si svolgono ogni anno mostre, concerti e decine di manifestazioni culturali.
Si organizzano incontri di astronomia: gli astrofisici etnei della cooperativa Aster hanno guidato i catanesi alla conoscenza dei corpi celesti dalle terrazze del Monastero in occasione della manifestazione "MonaStelle", promosso dall'associazione Officine Culturali e dalla facoltà' di Lettere e Filosofia.
Assieme al centro storico di Catania, fa parte del patrimonio dell'UNESCO.
Testimonianze di viaggiatori illustri
Lo scienziato Patrick Brydone, in visita a Catania, così scrive a proposito del complesso monumentale dei Benedettini, in una rielaborazione degli appunti del viaggio compiuto in Sicilia tra il 15 maggio e il 29 luglio 1770:
"Entrato nel grande cancello la mia sorpresa si accrebbe ancora: avevo dinanzi una facciata quasi uguale a quella di Versailles, un nobile scalone di marmo bianco e una magnifica cornice propria di una residenza regale. Non avevo mai sentito dire che i re di Sicilia avessero un palazzo a Catania e d'altronde non potevo spiegarmi altrimenti ciò che vedevo. Mi affrettai a tornare a casa per comunicare la mia scoperta agli amici e li trovai in compagnia del canonico Recupero che era venuto da noi apposta per condurci laggiù e godersi la nostra sorpresa ed il nostro stupore. Ci disse poi che il palazzo non era altro che un convento di grassi monaci benedettini, che volevano assicurarsi a tutti i costi un paradiso almeno in questo mondo, se non nell'altro".
Charles Didier, scrittore, poeta e viaggiatore francese di origini svizzere, nel 1829 rimase profondamente colpito dal monastero:
"L’appartamento dei religiosi è da uomini di mondo. Il monaco mi ricevette in una camera elegante, quasi ricercata; grandi tende di mussola gialle e bianche vi creavano un’atmosfera veramente galante".
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