lunedì 8 novembre 2010

Storia della Sicilia

Giardini Naxos-Messina-Sicilia-Italy - Creative Commons by gnuckx




Circa 3500 anni fa, i Siculi, popolazione d'origine latina, sbarcarono in Sicania, un'isola situata di fronte le coste calabresi. Dopo lunghe battaglie, i suoi abitanti, i Sicani, furono cacciati verso la parte occidentale dell'isola. La sua posizione strategica lungo le rotte commerciali del mediterraneo, determinò solleticò lo spirito di conquista delle più importanti civiltà sia del Mediterraneo che europee.
Fenici, Greci, Romani, Arabi, Normanni, Spagnoli invasero l'isola, si scontrarono in battaglie, fondarono dinastie e istituzioni, coltivarono terre, edificarono templi, teatri, chiese, palazzi e sontuose dimore.


Epoca Greca



La zona orientale della Sicilia fu meta di colonizzazione di diverse popolazioni greche in cerca di nuove terre da colonizzare. La prima colonia greca in Sicilia fu Naxos (oggi Giardini Naxos), fondata dai Calcidesi (o Ionici) provenienti dall'Eubea nel 734 a.C.. Lo stesso popolo fondò a sud la colonia di Lentini nel 729 a.C.. I calcidesi di Naxos si spostarono verso sud lungo la costa orientale e fondarono un insediamento urbano che oggi corrisponde alla città di Catania (729 a.C.). Altri popoli greci sbarcarono in Sicilia: i Corinzi, che fondarono Siracusa nel 733 a.C., e i Megarici che fondarono Megara-Hyblaea. Messina, la più continentale delle città siciliane, fu fondata nel 730 da pirati calcidesi provenienti da Cuma. Tra i Dori, le popolazioni di Rodi e Creta fondarono Gela. Successivamente le popolazioni stabilitesi in Sicilia si mossero verso nuove colonie: i Corinzi di Siracusa fondarono Akrai nel 633 a.C. (corrispondente oggi, pressappoco, a Palazzolo Acreide). I Cretesi di Gela si insediarono ad Agrigento (Akragas) nel 580 a.C., e i Megarici provenienti da Megara Hyblaea fondarono Selinunte nel 627 a.C.. Ciò che oggi rimane di tale Storia è la Valle dei Templi di Agrigento e l'area archeologica di Segesta. 




Epoca Romana

Teatro Romano Italy Catania - Creative Commons by gnuckx

Sempre nell'ambito dell'importanza strategica per i commerci, anche Roma si mosse alla conquista dell'isola. Poco prima della conquista romana, la Sicilia era divisa tra l'influenza cartaginese e greca. Quando dei mercenari campani - chiamati Mamertini in onore del Dio Marte - stanziati a Messina si trovarono in opposizione ai greci di Siracusa, il sostegno fornito da Cartagine si trasformò in una sorta di protettorato. I Mamertini, mal sopportando l'oppressione cartaginese, chiamarono in aiuto Roma, che non poteva non prendere a pretesto questa occasione per eliminare dalla concorrenza commerciale la vecchia alleata fenicia. Fu così che iniziò la stagione delle guerre puniche, durante le quali la Sicilia divenne una provincia romana (III sec a.C.). L'interesse che mosse i romani fu prevalentemente agricolo, e ciò significò sfruttarne le risorse della terra. Sorsero piccoli villaggi, fattorie, ville che costituiscono il nucleo originario di ciò che sarà in tempi più recenti il Latifondo. La Sicilia così divenne "Granaio" di Roma. 


 Epoca Bizantina



Nel 535 i Bizantini conquistano la Sicilia con una spedizione inviata dall'imperatore d'Oriente Giustiniano e condotta dal suo generale Belisario. Nel 660, sotto la minaccia dell'espansione musulmana, Costanzo decise di trasferire la capitale dell'Impero da Costantinopoli a Siracusa. Ciò diede nuovo lustro alla città di Siracusa, ma non portò alcun tipo di vantaggio per l'isola. Anzi grossi oneri finanziari ed una pesante ed ingiusta tirannide portarono all'assassinio dell'imperatore nel 668. L'anno dopo la capitale ritornò a Costantinopoli per volere del figlio di Costanzo. Dell'epoca bizantina ricordiamo l'arte sacra, che rappresentava Dio attraverso una nuova forma di pittura, le cosiddette "icone": sfondi dorati, senza tridimensionalità, con al centro volti con espressioni fisse ad indicare la solennità e l'eternità del soggetto rappresentato. Massime rappresentazioni di tali forme artistiche bizantine sono i mosaici delle Cattedrali di Cefalù, Palermo e Monreale.



Epoca araba



Tra il IX e il X secolo si completò la conquista araba della Sicilia, e la capitale del nuovo regno fu Palermo, che tutt'oggi vanta l'aspetto urbano più arabo dell'isola. La nuova capitale conobbe un periodo più che fiorente, infatti fu dotata di giardini, moschee e palazzi. L'influenza araba portò nuova linfa vitale allo sfruttamento della terra, grazie all'inserimento di nuovi sistemi d'irrigazione e nuove colture come la canna da zucchero, il melone e gli agrumi.

 Epoca Normanna

 Nel 1072 Palermo fu occupata e fatta capitale del nuovo regno Normanno. La capitale fu centro di un rinnovamento grazie alla costruzione di chiese e palazzi, ma il caso più famoso è quello di Palazzo d'Orleans, originariamente un palazzo in stile arabo modificato secondo l'architettura normanna. Oggi esso è sede del Parlamento della Regione Siciliana. La chiesa di Monreale è interamente normanna e fu costruita nel XII secolo. Oggi rimangono alte testimonianze storiche di questa dominazione grazie ai castelli normanni di Adrano, Paterno e Acicastello, costruito su una roccia emersa dalle acque durante la nascita dell'Etna.


 La Sicilia sotto Federico II di Svevia

Il periodo più florido per la Sicilia fu quando assunse il potere Federico II Hohenstaufen. Nipote di Federico Barbarossa, governò la Sicilia dal 1198 al 1250. Cresciuto a Palermo in un ambiente culturale molto stimolante grazie alla convivenza di razze e culture diverse, Federico fu colto protettore delle arti. Durante il suo regno la Sicilia ebbe una splendida fioritura culturale associata ad una rinnovazione dell'amministrazione e ad una rinascita del commercio e delle attività manifatturiere. La sua corte a Palermo divenne un centro letterario a livello europeo, un punto di incontro della cultura araba, bizantina, ebraica e latina. Tollerante e rispettoso, ebbe nei confronti dell'Islam un atteggiamento molto aperto, riunendo alla sua corte i migliori studiosi provenienti da tutte le coste del mediterraneo.


I Vespri Siciliani e la contesa angioina-aragonese

 Il Regno di Sicilia, dopo la morte di Federico II, passa nelle mani di Carlo I d'Angiò, il cui mal governo generò un forte malcontento tra i siciliani a causa di una opprimente politica fiscale. Inoltre gli Angioini si mostrarono insensibili verso il popolo a causa delle continue usurpazioni, soprusi e violenze. La rivolta dei Vespri fu causata da un evento particolare: all'ora della preghiera serale del Vespro del 30 Marzo 1282, nella chiesa dello Spirito Santo a Palermo, un soldato francese aveva tentato di perquisire una donna sotto le vesti con il pretesto di scovare delle armi. La reazione del marito diede inizio alla grande rivolta che si propagò immediatamente in tutta l'isola. I palermitani iniziarono la "caccia ai francesi" che durò per tutta la notte seguente. Palermo si dichiarò subito indipendente e la rivolta si estese in tutto il resto dell'isola. Carlo I d'Angiò decise di intervenire militarmente ponendo sotto assedio la città di Messina. I siciliani organizzarono la difesa riuscendo a respingere con successo l'esercito francese. I nobili siciliani decisero di chiedere aiuto a Pietro d'Aragona, offrendogli la corona di Sicilia. Il re spagnolo, sensibile a tale richiesta, mandò una flotta comandata da Ruggero di Lauria. Gli eventi del Vespro così si trasformarono in un conflitto per il controllo dell'isola tra angioini e aragonesi. Il 26 settembre 1282 Carlo I d'Angiò venne sconfitto e ritornò a Napoli, lasciando la Sicilia nelle mani degli aragonesi. Il 31 agosto 1302 nel castello di Caltabellotta venne firmata la pace fra Carlo di Valois, rappresentante di Carlo II d'Angiò e Federico III d'Aragona. Nel 1347, nel Castello Ursino di Catania, fu firmato un'ulteriore accordo tra angioini e aragonesi, chiudendo così la seconda fase dei Vespri. Ma solo con il trattato di Avignone si poté considerare definitivamente conclusa la questione del Vespro: il 20 agosto 1372 Giovanna d'Angiò e Federico IV d'Aragona firmarono il trattato di pace dopo ben novant'anni da quel famoso lunedì di Pasqua.



 






La Sicilia Borbonica

Le vicissitudini storiche durante il regno borbonico avranno importanti ripercussioni sulla storia della Sicilia fino ai giorni nostri. Re Ferdinando di Borbone promulgò, sotto pressione dell'aristocrazia autonomista siciliana, una Costituzione (1812). Ma dopo il congresso di Vienna e la conseguente restaurazione post-napoleonica, la Sicilia fu unita a Napoli, costituendo il Regno delle due Sicilie, che comportò sa soppressione del Parlamento siciliano da parte di re Ferdinando (1816). Nel 1848 scoppiò la Rivoluzione e gli indipendentisti costituirono un Parlamento autonomo dal Regno delle Due Sicilie. Nonostante questi duri scontri, la Sicilia conobbe un elevato sviluppo economico ed industriale, diventando una delle regioni più ricche d'Italia. Secondo quanto riferiva "l’Exposition Universaille de la science" di Parigi, a metà dell'800 la Sicilia era una delle più imponenti potenze economiche in Europa. Lo stesso incremento demografico era sintomo del benessere siciliano sotto i Borboni: la popolazione agli inizi dell'800 era aumentata del 50%. I Borboni fecero costruire la linea ferroviaria Messina-Catania, una delle prima in Italia.

La Sicilia e l'Unità d'Italia

Lo "Sbarco dei Mille" a Marsala l'11 maggio 1860 segnò una svolta epocale. Nel 1861 avvenne l'annessione della Sicilia al Regno d'Italia con la cacciata dei Borboni da parte di Garibaldi. L'annessione al Regno di Sardegna, produsse un rapido declino dell'economia. Il servizio di leva obbligatorio, la tassa sul grano macinato, sul pane e sulla pasta (il cibo dei poveri) produssero un aggravamento delle precari condizioni economiche della popolazione. Diverse fabbriche furono chiuse o penalizzate per consentire il decollo economico delle regioni del lombardo-veneto. Il governo sabaudo incamerò il tesoro del Banco di Sicilia e del Banco di Napoli e sfruttò queste risorse per concedere crediti alla industrie manifatturiere del nord Italia. Strade e ferrovie vennero abbandonate.


 La seconda guerra mondiale in Sicilia

Dopo più di vent'anni di governo fascista - il quale aveva anche provocato la "fuga" dei mafiosi verso gli Usa grazie all'opera del prefetto di ferro Cesare Mori - La Sicilia divenne teatro di un'operazione militare che sicuramente ha determinato gli esiti futuri della guerra. Quando alla Conferenza di Casablanca Churchill proponeva di colpire "il ventre molle dell'Asse", i leader degli Alleati decisero di insediarsi nel punto militarmente più strategico, luogo anche di un'adesione al fascismo mal tollerata. Con il sostegno di Cosa Nostra - annoveriamo la collaborazione con Lucky Luciano, detto Lucianeddu - bramosa di riprendere il controllo dell'isola, prese avvio l'operazione "Husky”, conosciuta come "Lo sbarco in Sicilia". Gli Alleati sbarcarono a Gela il 10 luglio 1943 con l'intento di occupare tutta l'isola. Dopo la conquista dell'isola, terminata con la battaglia di Vaccarizzo a Catania, l'armistizio di Cassibile (a Siracusa) determinò l'uscita dell'Italia dalla guerra. L'isola divenne luogo di frenetica riorganizzazione (circa 70 boss mafiosi erano sindaci di molte città siciliane), emersero le istanze degli indipendentisti che sposavano la causa americana, con la prospettiva dell'annessione agli Usa. Gli alleati britannici, però, si opposero. La Sicilia, dunque, rimase territorio italiano con uno Statuto speciale, il quale conferisce autonomia legislativa su materie non concorrenti con lo Stato.

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