martedì 1 giugno 2010

La festa di Sant'Agata

La Santa Patrona di Catania, "a Santuzza", ha una storia millenaria e una notorietà come non molte.
La festa, infatti, è una delle più famose al mondo, addirittura con seguaci vai internet dall'altra parte del globo. L'esempio che dimostra ciò sta nella numerosa presenza di turisti stranieri provenienti da ogni parte del mondo: Giapponesi, tedeschi, inglese e tanti altri.

La storia
Agata, il cui nome indica chi è buona e nobile di spirito, nacque a Catania intorno al 230 dc, durante il proconsolato di Quinziano. La giovane Agata godeva del titolo di diaconessa, il che implicava mansione importanti all'interno della comunità cristiana: istruzione attraverso al catechesi, e preparazione ai tre importanti sacramenti, quali il battesimo, comunione e la cresima.

Nel 250 Quinziano scesa a Catania per rendere efficace l'editto dell'imperatore Decio, il quale imponeva l'abiura della fede cristiana. Essendo Agata in vista all'interno della comunità, e anche una giovane donna di buona famiglia con un'ottima dote, si può facilmente dedurre l'escamotage della sua condanna. Leggenda comune rimane comunque l'invaghimento di Quinziano nei confronti di Agata. Naturalmente la giovane catanese dal carattere tenace si rifiutò sia di abiurare la sua fede, sia di cedere alle tentazioni libidinose del proconsole. Questi, allora, decise di affidarla in custodia ad Afrodisia e alle sue figlie, con la motivazione apparente di essere rieducata, ma il vero motivo stava nel tentare di condurre Agata in corruzione, cioè nel trascinarla nelle tentazione orgiastiche che andavano di moda nella catania dell'epoca.

Visti che i tentativi furono vani, il proconsole decise di processarla e condannarla.

Il carcere la vide succube di atrocità disgustose, dal taglio delle mammelle con delle tenaglie alla fustigazione.

Agata morì la notte del 5 febbraio 251 nella sua cella.


Simbolo di purezza e nobiltà d'animo, di fede cattolica esempio per la Catania che combatteva per la difesa della sua fede, il coraggio della giovane Agata è ricordato con enfasi sempre accesa nelle parole dei cittadini durante la lunga processione.

Il coraggio di Agata è espressione di fierezza e orgoglio per una Catania che spesso ha dovuto fare i conti con il coraggio di guardarsi allo specchio durante la sua lunga storia.

Le reliquie ritornarono in Città dopo molto tempo, il 17 agosto 1126.

Le reliquiesono conservate all'interno del busto d'argento che gira in processione per la Città: crannio, torace e organi interni. Arti e mammelle sono all'interno di uno scrigno d'argento.


I Miracoli
Possiamo affermare che la devozione alla santuzza è cresciuta nel tempo per via dei numerosi miracoli che gli sono stati attribuiti.

Il primo di questi è a dir poco stupefacente: nel 252 Catania venne distrutta nelle sue periferie da una temibile colata lavica, e i cittadini, per fermarla, presero dalla cattedrale il velo a lei appartenuto (quel velo che indossava durante il processo, caratteristico delle diaconesse dell'epoca) e lo posero contro la lava. L'eruzione cominciò il 1 febbraio e si arrestò il 5 febbraio! Così vuole la leggenda...


Altri miracoli si susseguirono, tra i quali l'interruzione di una lunga serie di scosse sismiche nel 1169 (il 4 febbraio!!!!) che provocarono il crollo della cattedrale e la morte di molti cittadini, il Vescovo Aiello e molti monaci radunati inprocessione. Quando i cittadini portarono il Velo in processione, la lunga serie di scosse si arrestò...

venerdì 12 giugno 2009

La Cattedrale di Sant'Agata


Foto di Salvatore Ortisi




Dedicata alla santa patrona Sant'Agata, la prima edificazione risale al periodo 1078-1093 e venne costruita sulle rovine delle Terme Achilliane di epoca romana, grazie all'iniziativa del conte Ruggero e dell'arcivescovo Angerio.

Le antiche Terme testimoniano la ricchezza d'acqua della città di catania: l'attuale via della shopping catanese, la Via Etnea, un tempo era il letto di un antico fiume, oggi fluente nel sottosuolo e conosciuto come Amenano.
I Romani avevano edificato un acquedotto che convogliava le acque provenienti da Santa Maria di Licodia, un centro abitato etneo.
Le terme Achilliane, risalenti al III secolo d. C., furono edificate da Lusio Labieno, governatore di Sicilia dell'epoca.

Ma già sin dagli albori della sua vita si delinea il suo futuro triste destino, fatto di castrofi e distruzioni che la porteranno ad uno sconvolgimento del suo assetto architettonico. Nel 1169 un terremoto la demolì quasi completamente, risparmiando solo la parte absidale. Qualche decennio dopo, precisamente nel 1194, fu invece colpita da un incendio. Ma si iniziano ad avvicinarsi la vera catastrofe in conseguenza della quale ne verrà ridisegnata l'intera fisionomia: nel 1693 il terremoto che colpì la Val di Noto la distrusse quasi tutta. Si pose subito il problema della sua ricostruzione, iniziata nel 1709 da Girolamo Palazzotto, conclusasi nel 1711. Tra il 1730 e il 1761 l'architetto palermitano Gian Battista Vaccarini disegnò la facciata in stile barocco siciliano.

Dello stile normanno, quasi completamente distrutto, rimangono il corpo dell'alto transetto, due torrioni mozzi e tre absidi semicircolari fatte di pietra lavica. Lo stile svevo è nelle basi di alcune colonne visibili dopo gli scavi nel pavimento e nelle torri dell'ingresso, la parte barocca, consiste nelle tre navate di Girolamo Palazzotto e nella facciata di G. B. Vaccarini.


Ai lati della porta centrale sono visibili le statue in marmo di San Pietro e San Paolo.
La cupola (costruita nel 1802) è arricchita di colonne e finestre atte al passaggio della luce, rendendo l'interno della chiesa luminoso e spettacolare.

Il campanile risale al 1387 e la torre a base quadrata nel 1662 venne innalzata per l'inserimento di un orologio, raggiungendo circa 90 metri d'altezza. L'11 gennaio del 1693 una forte scossa di terremoto la fece crollare travolgendo sotto le sue macerie 7.000 fedeli che al momento stavano pregando.
La campana è la terza più grande d'Italia, dopo la campana della basilica di San Pietro in Roma e quella del duomo di Milano. L'accesso al sagrato avviene attraverso una magnifica e maestosa scalinata costruita marmo che finisce in una cancellata in ferro battuto.

All'interno padroneggiano opere d'arte di inestimabile valore e tracce della storia di Catania.
Le tre navate mostrano uno spettacolo unico grazie alla presenza di un affresco del Battesimo di Gesù Cristo, una tela di santa Febronia del Borremans e la tomba del musicista catanese Vincenzo Bellini.

Inesauribile luogo d'arte, la cattedrale ospita capolavori spesso purtroppo soggetti all'indifferenza di chi vive la propria città come qualcosa di scontato: la tela di san Carlo Borromeo, il quadro raffigurante sant'Antonio di Padova, una Sacra Famiglia con san Giovanni (opera del pittore catanese Abbadessa) e un'immagine di santa Rosalia.

Da non dimenticare, sia per rispetto che per spirito storico, il monumento funebre del vescovo di Catania Orlando, morto nel 1839.

Ma ciò che rende solenne e famosa al mondo la cattedrale etnea è la Cappella di Sant'Agata, circondata da una cancellata in ferro battuto.
A sinistra c'è "a cammaredda", una porta dorata che dà accesso alla camera sotterranea ove vengono custoditi il busto reliquiario e lo scrigno con le reliquie della Santuzza. Chi volesse avere una precisa immagine della sofferenza patita dalla santuzza, basta che volga lo sguardo verso la magnifica tela del 1605 rappresentante il martirio di sant'Agata.

Affreschi a tema con la Santa Patrona non mancano: nella stessa cappella un affresco che raffigura santa Lucia che prega Sant'Agata per la guarigione della madre malata, il monumento funebre del viceré Ferdinando Acugna un tempo fervente devoto della Santa. Sull'altare della cappella vi è un bassorilievo con sant'Agata incoronata da Dio.

Illustri personaggi che hanno lasciato il segno nella città trovano posto per un solenne ricordo. Stiamo parlando dei monumenti funebri della dinastia aragonese di Federico III di Trinacria, Giovanni, Ludovico e Costanza. Ma l'eccellente uomo che onorò Catania fu Vincenzo Bellini (1801-1835), grande musicista scomparso in giovane età di cui è oggi possibile ammirare la sua tomba all'interno della struttura.






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